Nasce tutto all’inizio del ‘900, quando l’industria tessile viene colpita da una grande rivoluzione: la nascita dei tessuti sintetici.
Si tratta per lo più di fibre derivanti dal petrolio, ottenute in laboratorio attraverso processi chimici.
Le principali fibre sintetiche utilizzate per produrre capi d’abbigliamento sono il nylon, il poliestere, l’acrilico, il neoprene e il poliuretano — conosciuto con il nome “più innocuo” di Elastan, e una fibra aramidica più nota come il RESISTENTISSIMO Kevlar.
Si tratta di tessuti altamente infiammabili, che richiedono lavaggi frequenti e che presentano altresì dei problemi per il loro smaltimento. Essendo derivati dal petrolio, i tessuti sintetici rappresentano un problema per noi e per l’ambiente, perché i processi di lavorazione con i quali si ottengono sono tossici e i prodotti finali non sono biodegradabili.
Tessuti che dovremmo lavare ad una temperatura massima di 30°, e sapete perché? Perché altrimenti rischiano di sfaldarsi.
Avete mai visto una pecora o una pianta sfaldarsi al sole in estate perché ci sono a malapena 30°? Io no.
Perché tutto questo?
Perché sono fatti di petrolio! Avete letto questo post?
Lo stesso petrolio che distrugge i mari per essere estratto e trasportato, che distrugge la nostra atmosfera per alimentare i nostri mezzi di trasporto.
Lo stesso petrolio che non é una fonte rinnovabile né può essere materia prima di materiali ecosostenibili.
Lo stesso petrolio che “stiamo terminando”, e che ci consentirà di distruggere totalmente il nostro pianeta se non prendiamo coscienza anche dei più piccoli gesti che compiamo ogni giorno: come la scelta della maglietta che indossiamo.
Il futuro non è nelle viscere della terra ma è da ricercarsi nella sua luminosa superficie, se vogliamo che la natura sia ancora presente nella nostra vita.
Dopo gli alimenti, l’abbigliamento è ciò con cui si entra maggiormente in contatto ed inevitabilmente la nostra pelle assorbe le sostanze chimiche impiegate per la produzione tessile di questo tipo di capi di vestiario.
Prodotti sintetici indigeribili — sia da parte del nostro pianeta terra che per noi.
STIAMO MANGIANDO ED ESPELLENDO GLI INDUMENTI SINTETICI CHE COMPRIAMO
Sapete che nelle vostre feci (in quelle del 50% della popolazione) ci sono micro fibre plastiche che derivano dai vestiti sintetici messi in circolo dall’industria della moda?
Fibre contenute negli abiti sintetici finiscono invece nella nostra rete idrica attraverso l’azione di lavaggio.
L’agenzia per la protezione ambientale austriaca ha ricercato nelle feci 10 diversi tipi di plastiche, scoprendone 9. Le più diffuse erano PET (polietilene tereftalato) e i PP (polipropilene), usati rispettivamente per incartare il cibo e nei vestiti.
Per quanto riguarda le quantità, i campioni di feci contenevano mediamente 20 particelle di plastica di grandezza variabile tra i 50 e i 500 micrometri.
I prodotti sintetici sono le negazione della natura e dell’artigianato, e con la loro presenza hanno annientato intere categorie di artigiani e di filiere produttive — oltre a stare lentamente uccidendo il pianeta, soffocando la terra e i mari. Sostituendosi come veleno invisibile al cibo degli animali.
Inquinando e distruggendo l’aria e l’acqua partendo dalla loro produzione e passando per il loro mantenimento attraverso il lavaggio.
Ergendosi come indistruttibili sculture di morte sul nostro pianeta.
Secondo le case di moda alleate con la Peta, in un prossimo futuro finiremo col vestirci tutti di plastica.
Secondo me presto ci sarà una rivoluzione. I brand di moda diventeranno più consapevoli, riscriveranno le regole e smaschereranno chi oggi veste le false vesti del protettore della natura come la Peta e Stella McCartney, pionieri del sintetico
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